Cotilia, il Lago di Paterno e il santuario galleggiante
L’antica Cutilia
Fondata secondo la leggenda dal mitico popolo dei pelasgi, discendente del Dio Saturno, Cotilia, nei pressi del Lago di Paterno, fu non solo una delle più importanti città della Sabina arcaica, ma anche e soprattutto un luogo sacro, legato al culto di divinità la cui origine iconografica si perde nella notte dei tempi.
Estintasi la stirpe dei pelasgi, Cutilia sarebbe poi stata conquistata dai sabini. Questo nell’era della loro migrazione dalle vallate interne abruzzesi verso Nord. Infine vennero i romani, che ampliarono gli insediamenti esistenti e iniziarono uno sfruttamento sistematico della proprietà benefiche delle acque della zona: nacquero così ville e terme sfarzose. Ancora oggi le strutture del Vicus Aquae Cutiliae, abbandonate forse nell’Alto Medioevo, sono visibili a tratti per circa 4 km tra Caporio e Paterno.
Il santuario galleggiante
Nelle vicinanze di Cotilia, si trovava, e si trova tuttora, un lago ritenuto sacro. Questo coincide, probabilmente, con l’odierno Lago di Paterno, situato lungo la Salaria, in direzione di Castel Sant’Angelo. Al tempo conosciuto col nome, appunto, di Lago di Cotilia (Lacus Cutiliae), sulle sue acque emergeva un‘isoletta galleggiante (formata da torba e calcare). Su quest’isola era situato un santuario dedicato alla Dea Vacuna, divinità veneratissima dagli antichi sabini e poi dagli stessi romani. Si immagini il fascino che doveva avere il luogo, immerso in un paesaggio selvaggio e solitario, dominato da orridi e rupi spaventose. Inoltre, per essere raggiunto costringeva a viaggi lunghi e pericolosi. Infatti, i viaggiatori che vi si recavano dovevano rispondere a quesiti atti a destarne le qualità morali e spirituali.
In epoca pre-romana, il celebre “santuario galleggiante”, che probabilmente svolgeva la funzione di oracolo (le cronache antiche parlano di una donna, forse una sacerdotessa, che si trasformava in serpente), fu un punto di riferimento spirituale importantissimo per tutte le popolazioni della regione sabina e dell’area velina in particolare. La Dea Vacuna, protettrice delle stesse sorgenti, ritenute miracolose, che alimentavano il lago, incarnava (insieme con la Dea Feronia) culti primitivi legati alla madre-terra e alla fertilità, e presso i bellicosi sabini era conosciuta anche come la “Dea Vittoria”, e cioè come la metafora religiosa della loro supremazia politica.
Il Lago di Paterno nella storia
L’importanza religiosa del Lago di Cotilia o Lago di Paterno fu mantenuta sotto Roma, quando già appariva come sito di antica e tradizionale sacralità. Inoltre, come testimoniano gli scritti di Varrone, Strabone, Plinio il Vecchio e Vitruvio, il Lago di Cotilia, considerato allora il centro geografico della Penisola Italica (Italiae umbilicus), era ben noto per le proprietà benefiche delle sue acque, che – come già accennato in precedenza – iniziarono ad essere sfruttate per uso termale, almeno durante i secoli dell’impero.
Non a caso, nelle vicinanze (in località Caporio) sono presenti i resti di impianti termali romani attribuiti a Vespasiano. Lo stesso Lago di Paterno, invece, è dominato dai pittoreschi ruderi della Villa di Tito (o di Vespasiano). Questa appare come una grandiosa costruzione di cui rimangono alcune arcate, ben inserite nel contesto paesaggistico. Conosciuto anche col nome di “Pozzo di Rutignano” o di “Latignano”, il Lago di Paterno dovette dunque originarsi in tempi antichissimi. Probabilmente si formò in seguito alla formazione di una dolina. Tuttavia non è chiaro se causata da un processo di erosione carsica o da un improvviso sprofondamento. Situato a 430 mt s. l. m. e avente un diametro medio di circa 170 metri, questo lago imbutiforme possiede un emissario sotterraneo e per questo è interessato da continue variazioni, anche notevoli, della sua profondità, che risulta oscillante tra i 37 ed i 54 metri.
La visita al Lago di Paterno
Nonostante le svariate costruzioni private, spesso orribili, che in tempi moderni gli sono sorte vicine, il Lago di Paterno conserva un’atmosfera magica, anche per la visuale che si ha, dal lato della Salaria, verso la collina boscosa su cui sorge il sovrastante omonimo villaggio di Paterno.
Molto bello, d’altro canto, l’affaccio dal Belvedere dello stesso Paterno, con l’ampio panorama sulla Piana di San Vittorino, il Lago di Cotilia e gli altri piccoli (talvolta piccolissimi) specchi d’acqua formati dalle copiose risorgenze o dai collassi del terreno, tra cui il Pozzo di Mezzo e il Pozzo di Burino. E pare che a questi bacini se ne aggiungeranno presto altri, come testimoniano recentissimi ed inquietanti fenomeni di sprofondamento accaduti nell’area intorno al Lago di Paterno, e di cui sono inermi spettatori gli abitanti dei paesini e delle frazioni circostanti.
Come visitare Cotilia, il Lago di Paterno e il santuario galleggiante
La visita al Lago di Paterno è ovviamente libera. Ciò vale anche per la Chiesa di San Vittorino, nella quale tuttavia è pericoloso addentrarsi, a causa dell’instabilità delle strutture. Per informazioni dettagliate sulla fruibilità delle emergenze artistiche e naturalistiche di Cittaducale, si può contattare via e-mail la Pro-loco (proloco@cittaducale.it).
Cosa visitare nei dintorni del Lago di Paterno
Nei dintorni del Lago di Paterno e della Piana di San Vittorino è consigliabile la visita al bel centro storico di Cittaducale, in cui spiccano la Cattedrale di Santa Maria del Popolo (dall’elegante facciata gotico-romanica rosone e dall’austero campanile), e la caratteristica Torre Angioina. È doveroso inoltre sottolineare come tutto il comprensorio della Val Velina offra mete di sicuro fascino.
Innanzitutto vale la pena raggiungere il già citato vicino borgo medievale di Castel Sant’Angelo, molto grazioso e reso interessante anche dalla presenza del laghetto carsico di Canetra, nell’omonima frazione, mentre presso Antrodoco è assai consigliabile una visita alla splendida chiesa romanica di Santa Maria Extra Moenia, situata lungo la Salaria, nei pressi della ferrovia. Non lontano da questa, merita una sosta anche il santuario seicentesco della Madonna delle Grotte, in cui, secondo la tradizione, apparve la Vergine; continuando invece sempre sulla Salaria, verso Posta, si possono ammirare numerose tagli nella roccia, tra cui il cosiddetto “Masso dell’Orso” e le “Vene Rosse”, che una lugubre leggenda vuole realizzate, in una sola notte, nel XIV secolo, dall’eretico Cecco d’Ascoli con l’ausilio del Demonio. Si ricorda infine che a Rieti) si trova il Santuario francescano di Fonte Colombo, anch’esso inserito in questa guida.
Informazioni turistiche
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Comune di Cittaducale
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Corso Mazzini, 110
Tel. +39 0746.75-90.47
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